Avendo partecipato, in qualità di assistente volontario, ad alcune fasi della post-produzione di Edipo re, ricordo l’insistenza con la quale Pasolini, parlando con i tecnici addetti al missaggio, esigeva che alcuni momenti del film fossero assolutamente silenziosi, privi cioè di musica e di rumori, oltre che di parole. «Come nel cinema muto», ripeteva.
Prometeo rivista online
LE SUPPLICI di ESCHILO
Nel canto di ingresso, un coro di Egiziane dalla pelle brunita dichiara di essere fuggito dall’Africa e di essere approdato nella greca terra di...
Eschilo è forse il più moderno dei Tragici greci in quanto le grandi tematiche affrontate offrono risposte illuminanti ai quesiti che le nostre società del terzo millennio si pongono…
Perché nelle Supplici di Eschilo, le Danaidi rifiutano il matrimonio coi loro cugini, i figli di Egitto? Rifiutano il matrimonio in generale? O rifiutano il matrimonio coi consanguinei? E quali sono le ragioni per il rifiuto?
I drammi postumi di Sofocle e di Euripide
È del resto alquanto inverosimile che gli eredi di Sofocle si siano tenuti in serbo per anni delle tragedie del grande congiunto, bell’e pronte,...
Sull’esilio
Uno straniero, talvolta, percepisce il significato di alcune parole della nostra lingua più di quanto noi stessi siamo in grado di fare. Leggendo...
Lo straniero che suscita pietà e terrore. Dalla drammaturgia moderna alla tragedia greca
Nella tragedia antica, come si vede proprio nei testi di questo ciclo di rappresentazioni siracusane, lo straniero che arriva e spesso chiede asilo,...
La Barbarie di Medea: itinerari novecenteschi di un mito
Fra il dramma greco e la letteratura del Novecento si stabilisce un rapporto intertestuale particolarmente profondo, proprio a causa della grande...
Se Sofocle vide questi parallelismi, non solo la profonda pietà religiosa di Edipo ma anche la sua collera e la sua protesta di innocenza morale suggeriscono come lui stesso possa essersi sentito alla fine della sua vita, quando l’aristocrazia era corrotta, la democrazia mal funzionante e la vita politica costruita sulle menzogne e sugli interessi personali. Soprattutto, nell’ Edipo a Colono, il vecchio Edipo rivendica continuamente la sua innocenza. Non aveva intenzione di fare ciò che il destino lo aveva obbligato a sopportare, ma era devoto agli dei e ad Atene, la grande città a cui adesso dedicava il suo destino.
Edipo e Medea sono colti entrambi sul punto di un passaggio capitale, mentre stanno distaccandosi dalle loro storie scabrose costellate di crimini assoluti, inconsapevoli e non voluti da uno, lucidamente premeditati dall’altra. Sono entrambi personaggi scomodi, incutono paura e possono suscitare ripugnanza, ma in prossimità di Atene e dell’ospitalità che vi trovano prendono un’altra dimensione.
L’Edipo a Colono non è affatto una storia di redenzione come potremmo concepirla noi nello stile dostoevskiano di Delitto e castigo, che presuppone una nozione ormai cristiana di colpa e perdono. È la storia di una partita, che Edipo vuole giocare fino in fondo per risolvere il rebus della sua storia, o meglio per esprimerlo compiutamente, perché di soluzioni vere e proprie, vale a dire realizzate ed agite a livello dei “fatti” (pragmata), non se ne danno nell’opera.