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L’Azienda INDA e la Vocazione Originaria

da | Mag 12, 2009

Pubblicato sul programma di sala del XLV Ciclo di Spettacoli Classici, maggio-giugno 2009

La Onlus Fondazione Istituto Nazionale del Dramma Antico provvede dal 1914 a far rivivere la tradizione degli Spettacoli Classici al Teatro Greco di Siracusa e a mantenere attraverso un’opera di divulgazione e di ricerca scientifica (la sua rivista specializzata Dioniso è distribuita presso i più importanti centri studi del mondo), i fondamenti del pensiero greco- romano.
Per la specificità del suo mandato, ribadito dal Ministero ai BB. CC. nel d.d.l. del 1998 e nelle successive modifiche del 2004, e per la forza della sua organizzazione, che occupa ogni anno (da gennaio a giugno) trecento persone, la Fondazione non ha eguali al mondo. Da subito, da quando il grecista Ettore Romagnoli riportò in scena i capolavori della classicità, 2400 anni dopo l’irripetibile stagione di Atene (V secolo a.C.), le attività dell’istituto hanno assunto il carattere di custodi e ambasciatori dei valori dell’Occidente, tese alla difesa della dignità della persona e alla denuncia di soprusi e umiliazioni.
Solo le Guerre Mondiali hanno interrotto il cammino del prestigioso Istituto, che non si è mai fermato, fino al 1998 con calendario a cadenza biennale e dal 2000 a regime annuale. Dal 2004 la sua offerta culturale non conosce declini, anzi nella scorsa edizione oltre 100.000 spettatori paganti (con un 20% provenienti da Paesi della UE) hanno assistito alla messa in scena dell’Orestiade di Eschilo (traduzione di Pier Paolo Pasolini) presentata in due serate, battendo con 2.250.000 di incasso il record che resisteva dal 1996 e coprendo al botteghino il 70% dei costi di allestimento. Grazie ai successi raggiunti e al rigore della spesa, che fa segnare un attivo in bilancio per due anni di seguito, l’Istituto Nazionale del Dramma Antico è citato come modello di impresa—cultura dal maggior quotidiano economico italiano, il Sole 24 Ore e dall’autorevole Economist di New York.
La stagione dell’INDA, che ormai dura da quasi un secolo fedele alla sua vocazione originaria, nacque per la sensibilità di Ettore Romagnoli, allievo del Nobel Giosuè Carducci, e fu sintesi di quella passione europea verso la classicità che precede di almeno due secoli il debutto al Teatro Greco di Siracusa degli spettacoli (aprile 1914) e che ebbe i suoi fuochi nella scoperta delle vestigia di Troia, seguendo i passi di Omero, l’Orfeo rivelato, nelle riscritture di Goethe, nell’impeto civile dell’illuminismo, nel Neo-umanesimo romantico e, per rimanere in Italia, nell’esuberanza sensuale di Gabriele D’Annunzio, anch’egli teorico di un nuovo teatro (l’ipotesi è nelle pagine del romanzo Il fuoco) e reinventore, a suo modo, della classicità.
A cavallo fra il XIX e il XX secolo l’Europa è in cerca di radici, le ha come smarrite davanti all’urgenza dei bisogni e al calvario degli offesi, si guarda indietro, il più indietro possibile, talvolta esagera sognando Arcadie mai esistite e Armonie perdute, mentre davanti a sé, di lì a poco, sta per succedere una impressionante ecatombe: la Prima Guerra Mondiale ingoierà milioni di giovani soldati.
Tra di loro anche un giovane poeta fiorentino, Giosuè Borsi, morto nella battaglia delle trincee. Era stato l’araldo, un anno prima, a Siracusa, in quell’Agamennone del ‘14 che precede di due mesi l’attentato di Sarajevo. Il suo passaggio è ricordato nella mostra di Palazzo Greco dedicata ai dodici mesi di preparazione al debutto del primo Ciclo di Spettacoli Classici.
L’esperienza di Siracusa non iniziò per evadere gli orrori della Prima Guerra, piuttosto divenne l’ara su cui conservare la luce della poesia, il seme dei popoli, il senso della tolleranza e della convivenza. E’ fatta di storia di comunità e di uomini, di abitudini e di tradizioni, di contrasti e velleità, di eroi e di desideri incomprensibili, di devozioni e tradimenti; la scena tragica celebra ogni volta il valore dell’uomo e la sua dignità. Risponde, in uno stile del tutto autonomo e personalissimo, all’esigenza di un teatro popolare, diverso da quello accademico e borghese, diventato evanescente e elitario.
In realtà Romagnoli intuì una partitura di gesti e di suoni capaci di restituire l’eco e le suggestioni delle messe in scena originarie.
Intuì un mondo, lo ridisegnò, ma di fatto inventò e costruì una macchina di una tale forza evocativa (rituale—liturgica) dal forte impatto emotivo, tale da meritare di essere annoverata tra i mutamenti di rilievo subiti dalla scena europea all’inizio del 900. La lezione di Romagnoli fu elaborata, con straordinaria vitalità intellettuale, da Biagio Pace negli anni ‘30 e da Giusto Monaco all’inizio degli anni 70. A Monaco si devono i binari su cui ancora oggi l’INDA progetta il suo futuro e onora il senso della sua missione per quanto riguarda la divulgazione del pensiero classico e la difesa di un patrimonio comune dell’Umanità.
L’Istituto Nazionale del Dramma Antico non ha rinunciato a mantenere vivi gli insegnamenti dei Padri Fondatori. Lo fa con una struttura agile, appena 10 dipendenti a tempo indeterminato, fondata su tre macro aree (Organizzazione Generale, Amministrazione e Contabilità, Comunicazione e Centro Studi), tutte alle dipendenze del Sovrintendente, che risponde alle strategie culturali e finanziarie del Consiglio di Amministrazione, presieduto, per statuto, dal  Sindaco della città di Siracusa.
La Fondazione ha sede dal 1939 nell’unico palazzo trecentesco sopravissuto allo sventramento fascista di Corso Matteotti, gestisce i laboratori di scenotecnica e di sartoria, tra i più efficienti e competitivi della Sicilia, e per la loro natura specifica, unici in Italia.
Dal 2006 progetta, organizza e produce tutte le attività istituzionali che vanno dalla messa in scena degli Spettacoli Classici, al Convegno Internazionale annuale e al Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani (3000 studenti provenienti da Europa e Nord Africa interpretano ogni anno le tragedie al Teatro Greco di Akrai), dall’Accademia alla Biblioteca, all’Archivio, unico nel suo genere, ai seminari di studi specialistici, alle pubblicazioni in rete o su cartaceo, agli spettacoli in tournée nella stagione estiva e invernale (prossimo il tour in Svezia dicembre 2009). Ha avviato con successo il Progetto Prometeus presso le scuole medie superiori di tutta Italia, allestisce mostre in Italia e all’estero. Occupa mediamente 300 persone per realizzare la sua stagione, alleviando il peso di un tasso di disoccupazione pari, in ambito giovanile, quasi al 30%, tre volte in più del dato nazionale, avendo un ruolo di rilievo nel veicolare i flussi del turismo culturale, ha una forte incidenza anche sulle assunzioni stagionali dell’indotto.
Collabora con la RAI per la ricerca sperimentale sui grandi eventi dal vivo.
L’INDA è in buona salute. Negli ultimi anni conferma l’inizio di una nuova era di successi e di rigore avviata nel 2006.
Nell’offerta culturale l’INDA rimane fedele agli assunti originari e, per questo, partecipa all’invito di Alan Bloom (La chiusura della mente americana, 1987, ristampato nel 2009), di considerare, secondo i principi dell’educazione greca, una sola vera comunità degli uomini: quella di coloro che, desiderando sapere, ricercano la verità.

«Ho l’onore di essere il Sovrintendente dell’istituto Nazionale del Dramma Antico dai 5 aprile del 2005 e per il quinto anno consecutivo conduco in scena il ciclo di Spettacoli Classici, privilegio che in passato è toccato a pochi, a parte il leggendario Commissario Giusto Monaco. Nel dicembre del 2008, dal Sindaco-Presidente Roberto Visentin, sono stato confermato nell’incarico fino al 31 dicembre 2012. Sono molto orgoglioso di questo perché, nell’atto di fiducia ricevuto, mi piace leggere la simpatia e l’attenzione nei confronti del mio lavoro da parte dell’intera città di Siracusa. Ringrazio perché l’avventura iniziata quattro anni fa ha tutti i caratteri per raggiungere risultati importanti e duraturi. Sono quindi grato al presidente Visentin e al Cda attuale che ha ratificato all’unanimità la sua decisione, e ho riconoscenza per il precedente Sindaco-Presidente Giambattista Bufardeci cui devo l’avvio di questo avvincente e affascinante periodo della mia vita, dal punto di vista umano e professionale».

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