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XLV Ciclo di Rappresentazioni Classiche

da | Mag 5, 2009

“E nondimeno ti voglio fare una domanda, pur ridotta alla disperazione come sono: per quale motivo mi mandi via dal paese, o Creonte?”: così Medea nella consapevolezza della sua solitudine, senza più patria, condannata all’esilio. “Ho paura di te – è la risposta, lui consapevole delle arti magiche della moglie, ora così ripudiata per una nuova sposa – Tu mi sei nemica”. Elisabetta Pozzi si è già confrontata con questo personaggio straordinario, capace di leggere con lucidità la propria condizione e di arrivare a compiere il gesto estremo di uccidere i propri figli, anche nella radicale rilettura di Christa Wolf, altre verità svelate: ma per il XLV ciclo di rappresentazioni classiche nel Teatro di Siracusa questa straordinaria attrice affronterà proprio la Medea di Euripide, regia di Krzysztof Zanussi, la prima nazionale questo sabato, 9 maggio, il giorno seguente, in comune la scenografia di Massimiliano e Doriana Fuksas, il debutto dell’Edipo a Colono di Sofocle, protagonista Giorgio Albertazzi, regia di Daniele Salvo. Le repliche dei due spettacoli, che hanno anche alcuni interpreti in comune, Maurizio Donadoni (Giasone/ Creonte), Michele De Marchi (Egeo/ abitante di Colono), Antonietta Carbonetti, Giacinto Palmarini, Francesco Alderuccio, Francesco Biscione, e altri ancora per i cori,  proseguiranno  fino al 21 giugno. Si ricorda di aver visto, proprio nello spazio del teatro classico di Siracusa, un’interpretazione superba di Elisabetta Pozzi, magnifica come Ecuba, stanca, addolorata, che va raccogliendo nella disperazione cadaveri abbandonati, regia di Massimo Castri. Ma Medea possiede sfaccettature, sfumature, densità più contraddittorie e complesse. “Ho sbagliato allora, quando abbandonavo la casa paterna, lasciandomi persuadere delle chiacchiere di un greco”: ritornano alla mente le scelte compiute, lei divenuta straniera in altra terra. Ma anche Edipo a Colono affronta il tema della lontananza dalla propria patria – così si sottolinea nella presentazione della stagione dell’INDA, Istituto Nazionale del Dramma Antico – accolto il cieco errante in quel luogo ultimo, spazio sacro la sua tomba. Perché il tempo, ricorda Edipo, sconvolge ogni cosa. E gli autori della scenografia sottolineano il valore dell’orizzonte, “un orizzonte perduto che specchia tutto ciò che accade intorno, che coinvolge il pubblico”.

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