Mercoledì 6 dicembre alle 20,30 al Teatro Massimo Città di Siracusa, gli allievi del terzo anno dell’ Accademia d’Arte del Dramma Antico, diretti da Giorgio Sangati, presentano uno studio sulle “Operette Morali” di Giacomo Leopardi.
Protagonisti dello studio sulle “Operette morali” sono gli allievi del terzo anno: Caterina Alinari, Andrea Bassoli, Alberto Carbone, Sara De Lauretis, Carlo Alberto Denoyè, Enrica Graziano, Ferdinando lebba, Moreno Pio Mondì, Matteo Nigi, Alice Pennino, Francesco Ruggiero, Elisa Zucchetti.
Note di regia
“Esattamente due secoli fa Giacomo Leopardi iniziava a scrivere “Le operette morali”, una raccolta di brevi dialoghi filosofico-satirici che affrontano con ironia e leggerezza temi universali come la morte, il dolore, il piacere, il senso dell’esistenza e il rapporto tra l’uomo e la natura. Il risultato è un vero e proprio caleidoscopio di situazioni immaginarie in cui si alternano personaggi storici e mitici, spiriti, demoni ed enti fisici.
Ogni frammento ribadisce con forza la piccolezza e la limitatezza degli esseri umani a fronte della loro presunzione di onnipotenza e fa emergere in filigrana una laicissima “morale al contrario” che smaschera tutta una serie di false credenze a cui l’uomo si affidava all’inizio ottocento (e alle quali in parte ancora si affida).
Leopardi non fa sconti e ampliando la prospettiva temporale dal comodo “qui e ora” ci mette di fronte alla cruda realtà della nostra fragilità e transitorietà, ma ci suggerisce anche l’unico possibile antidoto a una deriva totalmente pessimistica: l’immaginazione e il riso (caratteristiche proprie dell’essere umano che ne compensano la condanna all’infelicità).
E’ possibile, allora, pensare alle operette come a vere e proprie scene teatrali da condividere con un pubblico in carne ed ossa, minuscole commedie inquietanti e divertenti, brandelli di uno spettacolo impossibile per riscoprire il teatro come spazio/tempo di liberazione, empatia e consolazione.
Gli allievi e le allieve dell’Accademia si troveranno di fronte alla sfida, indubbiamente ardua, di far propria una scrittura raffinata e complessa (Nietzsche definiva la prosa dell’autore la migliore del secolo decimonono), ma anche stimolante perché restituire attraverso parola e corpo un testo articolato significa anche allenare il pensiero alla profondità”. (Giorgio Sangati)