Nel XX secolo si sono attivati, nella letteratura e nel teatro, circuiti di rivisitazione che arrivano molto lontano, ma riconducono poi spesso al punto di partenza, i Greci ed i Latini. Questo circuito di rivisitazione continua si fa più evidente nel caso di Edipo Re e di Medea, la cui diffusione e fruizione,negli ultimi anni, è divenuta planetaria: entrambi sfiorano, su internet, il milione di siti. Edipo e Medea, ormai, travalicano ambiti e generi della tradizione, dilagano in aree e luoghi nuovi, esprimono cultura altra e/o minore, diventando, perfino, motori di arti di intrattenimento.
Certo, sorge un problema preliminare. Si può disattendere o addirittura rovesciare la specificità di un modello? Fino a che punto? Lo specifico di Edipo e di Medea, più ancora delle rispettive fabulae, è il tragico. Medea può non uccidere i figli e può essere, invece che una vendicatrice, una perseguitata ( come in Medea. Voci di Christa Wolf ), ma la tremendità del personaggio resta intatta. Si possono, viceversa, rivisitare Edipo e Medea in forma opposta a quella originaria? In forma ludica, o grottesca, o apertamente comica? Ovviamente si, visto che accade. Una disamina quindi del fenomeno, in qualche modo, si impone.
La casistica più ampia riguarda Edipo. Distinguerei tre ambiti di rivisitazioni fuori dal tragico: la prima è quella degli allestimenti teatrali, la seconda è legata a giochi di parole, divertissement, enigmistica, la terza al cinema e al fumetto. Qualche scivolata verso il comico e il comico grottesco, per la verità, in Edipo Re di Sofocle già era stata sperimentata con Der romantische Oedipus di August Von Platen (1829) oppure con La Machine Infernale di Jean Cocteau (1932). In tempi recentissimi, virano decisamente verso il comico (e il divertente) un copione e un allestimento premiati da un bel successo di critica e di pubblico, Edipo.Com , di Sergio Fantoni e Gioele Dix, in prima a Roma, Teatro Vittoria, nel 2004, poi in tournèe per due anni. La loro “tragedia tutta da ridere” dura in scena circa cento minuti, mantenendo sempre e comunque una sfaccettata problematicità. In Edipo.com entrano per intero sia l’antefatto dell’arrivo di Edipo a Tebe, della Sfinge sconfitta, della proclamazione a re della città e del matrimonio con Giocasta che la giornata tragica della tragedia sofoclea. Vi entrano però in controscena, costituiscono una sorta di secondo intreccio rispetto alla storia agita in primo piano. Protagonista è Anselmo, stanco fisicamente e psichicamente, provvisoriamente ricoverato in una improbabile clinica di rianimazione.
(…) Un’area di diffusione fuori dal tragico di Edipo è costituita da cinema e fumetto. Si può partire dalla trattazione tragicomica di Woody Allen che nel 1989, in un film a episodi , New York Stories, gira il terzo episodio cui dà il titolo di Oedipus wrecks (Edipo va a pezzi), ove l’inglese viene pronunciato esattamente come Oedipus rex. Se il titolo è rigoroso, la citazione di Sofocle invece è indiretta, avviene attraverso la Traumdeutung di Freud. Il protagonista è vittima di un complesso di Edipo gigantesco, al punto che anche da morta la mamma, un incrocio tra Giocasta e la yiddische mamele, lo perseguita attraverso una enorme immagine animata, che gli parla dai cieli a tutte le ore. Più completo e più riuscito il brillante pastiche tra tragedia greca e commedia contemporanea inventato in “Mighty Aphrodite”, film del 1996, con Mira Sorvino, di e con Woody Allen, in italiano “La dea dell’amore”. In secondo piano sta la storia di Edipo, in primo piano quella di un borghese benestante dominato dal problema dell’adozione prima, da quello della conoscenza dei veri genitori del figlio poi. Le scene più divertenti dello splendido film sono quelle in cui gli attori della tragedia greca, in peplo e coturni, agiscono e intervengono in dialogo diretto con il protagonista newyorchese. L’ultima citazione è una breve ma appropriata battuta di Match Point (2006), film tutto dedicato alla casualità delle cose e dell’esistenza: nel finale, tra l’affondo di coscienza e gli interrogativi sul perché dei propri delitti da parte del protagonista, viene direttamente nominato Sofocle, come maestro e inventore della dimostrazione principe della potenza del Caso…
Il rapporto Edipo Giocasta non sembrerebbe entrare nella citazione di Allen, poiché l’avvocato ebreo, Sheldon, non è certo attratto fisicamente dall’anziana madre. Ma la presenza inopportuna di lei mette in difficoltà la sfera privata di Sheldon più di una volta e, indirettamente, ne determina i fallimenti.