Anno: 2010

Si può processare un “eroe”? Tale è Ulisse dalle origini della cultura occidentale, ed ancora oggi rimane tale più di altre simili figure di primi eroi: nella situazione spirituale contemporanea le doti intellettive di Ulisse risaltano ed attraggono più della forza guerriera di Achille o dell’altruismo di Enea. Nella modernità, sostengono alcuni, l’ideale eroico, in quanto privato del fascino e della stessa funzione che lo hanno a lungo caratterizzato nella storia occidentale, è stato «decostruito». Ma è davvero così?

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Superati 2,5 milioni di incasso a quindici repliche dalla fine. Si lavora alla tournée. Il 26 giugno debutta Lisistrata, terzo dramma in cartellone per il XLVI Ciclo

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Gli allievi dell’Accademia D’arte del Dramma Antico – Sezione Scuola di Teatro Giusto Monaco – e gli allievi del 3°Nucleo Internazionale interpretano il dramma sofocleo per la giornata mondiale AVISWorld’s AVIS day. Students of the ACADEMY OF ANCIENT DRAMA will perform Sophocles’Antigone

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Escenografia catalana en el teatro griego de Siracusa

Jordi Garcés es el autor de la scenografia del XLVI Ciclo de Espetáculo Clásico que se celebra en el teatro griego de Siracusa. El arquitecto barcelonés, autor entre otra sobras del Museu Picasso, ha optado en el histórico teatro de la ciutad siciliana por una scenografia minimalista, hecha con madera, agua y luz.

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L’edizione 2010 di Agon – Laboratorio penalistico verterà sul tema: “Processo a Ulisse: Eroe o criminale di guerra?”

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“Corruzione dei valori e tradimento del sé: Psicoterapia e società in dialogo”. Giornata di studi, patrocinata anche dalla Fondazione INDA, presso il Palazzo della Provincia di via Malta.

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Con “Fedra” e “Aiace” eros e follia a Siracusa

Cast e regie pienamente indovinati per le tradizionali tragedie in scena al Teatro greco il filo della malattia dell’anima è quello che lega le due opere scelte quest’anno dall’Inda. (…) Applausi per tutti. Dalla follia di Aiace all’eros malsano che avvelena “Fedra”, la tragedia di Euripide che completa il ciclo, e che ancora una volta vede una dea ordire un piano crudele.

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A Siracusa modernità di Sofocle e Euripide

Bellezza del luogo e fascino della poesia. Tornano ad affollarsi gli spalti del Teatro Greco di Siracusa. La regia di Daniele Salvo opera in pieno rispetto del testo diligentemente tradotto da Guido Paduano e sfrutta bene l’immenso spazio scenico. Con buon risultato, muovendosi tra schemi classicheggianti e apertura al moderno, Carmelo Rifici. E bene a svolgere il loro compito gli attori, costretti a cimentarsi con la sapiente, meditatissima ma irta di difficoltà traduzione di Edoardo Sanguineti.

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Su Prometeus on line sono consultabili saggi e approfondimenti sui drammi in cartellone

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Le interviste a Daniele Salvo e Carmelo Rifici, registi di Aiace e Fedra; la conferenza di Jordi Garcés, autore dell’impianto scenografico del XLVI Ciclo, le ultime immagini di Sanguineti a Siracusa e il “Saluto” commosso al grande poeta.Online Video Clips of the interviews with directors Daniele Salvo and Carmelo Rifici, filmed just few days before the opening of the season, together with a part from the Press Conference of Jordi Garces who signs the set design for the 46th Cycle of Classical Plays.

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Il 19 maggio seimila spettatori, in religioso silenzio, hanno reso omaggio a Edoardo Sanguineti e assistito alla rappresentazione di Fedra

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Pochi giorni fa lo scrittore era in Sicilia. Applaudito a Siracusa per la “sua” Fedra

Quando quindici giorni fa ha fatto la sua apparizione nella monumentale cavea del Teatro greco di Siracusa per assistere alla prima di “Fedra-Ippolito portatore di Corona” (…) era stato accolto da uno scrosciante applauso. Cinquemila persone che con quel loro gesto avevano voluto manifestargli apertamente l’apprezzamento per un lavoro che ha segnato gli ultimi decenni della cultura.

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Si è spento Edoardo Sanguineti. Al Teatro Greco, in un’unica anima, un minuto di silenzio dedicato al il grande poeta.

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Lo scopo implicito di Aiace è quello di garantirsi la morte indisturbata e solitaria che Sofocle gli concede a prezzo di un ardito, benché non privo di paralleli, espediente drammaturgico: l’uscita del coro, con successiva reduplicazione delle strutture incipitarie della tragedia, per cui l’ultima rhesis di Aiace, ai vv. 815-865, assume il ruolo di secondo prologo.

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Ho continuato a tradurre e “travestire” cercando di pormi ogni volta un problema nuovo. I confini della sperimentazione si allargavano perché ogni volta mi ponevo un problema specifico. (..) La compatibilità, in contesti diversi di vocaboli diversi, implica una speculazione semantica e comporta l’idea che tradurre significa importare nella propria lingua una lingua straniera, e non adattare alla nostra lingua il greco.
Bisogna grecizzare l’italiano, non italianizzare il greco.

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Odisseo è l’archetipo di questa lunghissima linea realistica del pensiero greco, ed appare in tale luce anche nella tragedia sofoclea intitolata Aiace, dove svolge un ruolo decisivo al principio e alla fine del dramma. Si potrebbe anzi dire che è lui il personaggio positivo di quella tragedia. Vedremo meglio perché.

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La Notte dei Musei. Il 15 maggio, dalle ore 22.00, “in scena” alla Galleria Regionale di Palazzo Bellomo i protagonisti del XLVI Ciclo di Spettacoli Classici.

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“Aiace”, tragedia dell’orgoglio e della vergogna

a vicenda, ambientata sotto le mura di Troia, trova emblematico rimando in una muraglia di legno naturale con, a lato, un lago d’acqua interrotto da una nave spezzata. Sull’acqua cammina Atena; dall’acqua giunge il Coro degli esausti soldati; e nell’acqua s’avvia Aiace per ricomparire nell’atto del suicidio sull’alta torre che domina la scena.

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Nella tragedia greca gli eroi sono di solito personaggi che in una serie di prove si confrontano con la sventura e con il dolore e conservano la loro grandezza anche quando vengono drammaticamente sconfitti: il loro animo conosce l’esaltazione e la sofferenza più lancinante. Ma c’è un avversario irriducibile che altera impietosamente i tratti di un individuo o lo distrugge: è la follia, strumento di punizione divina.

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Vorrei citare il caso dell’Elegia di Madonna Fiammetta del Boccaccio, che, accanto a parafrasi fedeli di brani corrispondenti, contiene moltissime riprese letterali di versi senecani… parecchie sono attinte dai vv. 129-274, cioè dal dialogo tra Phaedra e la nutrix, nel quale l’eroina confida alla nutrice la folle passione che la divora e la nutrice tenta invano di dissuaderla.

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Nella traiettoria drammaturgica di Fedra la follia erotica si conclude con un gesto scritturale dopo il rifiuto opposto alla biblioteca delle storie oscene proposte dalla Nutrice. Nell’atto di produrre un testo, il femminile assume il compito simbolico di rigiocare nella drammaturgia l’idea della scrittura come menzogna e insieme come proiezione immaginaria di sé: finzione e costruzione di identità.

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Se Aiace è sconfitto ma non piegato

Il regista Daniele Salvo ha scelto di percorrere la strada filologica, con rigore, senza tentennamenti. Dalla scenografia ai costumi, dai movimenti alle musiche, così come nella recitazione, non ci sono ammiccamenti, a parte una torre-tenda che si apre e chiude con movimenti meccanici.

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Ippolito si promette alla ierogamia funebre senza saperlo, catafratto nella sua illusione di specializzazione sacrale, in cui il sacrificio venatorio prende il posto della sessualità, compensandola coi piaceri violenti dell’inseguimento e dell’uccisione.

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