Il Messaggero

Il rosso e il nero delle Baccanti

Calenda ha centrato il bersaglio. Le Baccanti di Siracusa sono, insieme, antichissime e contemporanee. Ci restituiscono la cifra della furia dionisiaca, il suo enigma e ci danno nel contempo la ragione del perché tutto questo resista ai terremoti, agli tsunami, alla globalizzazione e alle cadute dei mercati

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Pasolini canzoni di vita

Attorno all’ Orestiade in scena al Teatro Greco di Siracusa fino al 22 giugno, evento ambientato e diretto da Pietro Carriglio per l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, Pier Paolo Pasolini (è sua la traduzione della trilogia di Eschilo usata per lo spettacolo) si è scelto un buon posto nella cavea di pietra. Guarda. E riparla di sé. Si è espresso, al convegno internazionale a lui dedicato dalla città siciliana (Pier Paolo Pasolini poeta civile), nei molti modi che gli conosciamo: poeta, traduttore, regista, scrittore, saggista, polemista. Ma attraverso un contributo speciale della Siae, che il presidente dell’ente, Giorgio Assumma, ha portato a Siracusa, ci racconta tutto anche di un mondo a latere , noto solo agli amici e agli esegeti: quello di autore di testi per canzoni. Lui, usando il termine corrente, direbbe forse “paroliere”

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Orestea Eschilo fa giustizia

Immaginate per l’opera tripartita con cui Eschilo vinse gli agoni tragici di Atene nel 458 a.C. (l’unica giunta fino a noi in forma completa), il palazzo della Civiltà e del Lavoro, nel cuore dell’Eur romano. Immaginate ancora che una saetta separi un largo brandello, in forma di triangolo rettangolo, dal resto dell’edificio. La base maggiore poggiata al suolo; fino al sole, una scalinata immane, candidissima. A fianco, un’alta torre cilindrica (citazione del Piacentini della Stazione Termini) si lascia percorrere da una scala in ampie spire, anch’essa bianca. 28.04.2008, Il Messaggero, articolo di Rita Sala

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Eschilo ci guarda

Eschilo ci guarda Clitennestra, cui preme invece il compimento della vendetta sul figlio matricida, esalta le puzzolenti creature della Notte. Che, coreografate da Leda Lojodice, sono le vere primattrici della terza parte siracusana, anche quando, sull’Acropoli dove Oreste chiede protezione ad Atena, si “normalizzano”, convinte dalla dea (strepitosamente contemporanea e sganciata dal resto, la figlia di Zeus, garante di futuro, è Elisabetta Pozzi).

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